La mostra fotografica dedicata a Romano Cagnoni, che si aprirà al pubblico sabato 9 aprile, con inaugurazione ed anteprima la sera dell’8 aprile, si concentra sul bianco e nero e sulle immagini di guerra. Divisa in nove sezioni, la mostra raccoglie le foto di Cagnoni scattate fra il 1958 e il 1998. Ecco in anteprima una visita virtuale della mostra, ospitata nelle Gallerie di Piedicastello, in mezzo ai pannelli e tra le sequenze scelte dal fotografo toscano.
1 Razza Umana: è una sorta di micro sezione che raccoglie 3 immagini che arrivano da Biafra, Israele e Cambogia. Questi tre volti diversi, chiamati a rappresentare tre grandi continenti, sono fotografie che hanno attraversato la Storia degli ultimi cinquant’anni e hanno fatto di più. Sono andate oltre il loro dovere di cronaca diventando parte di una narrazione complessa, di una sola grande trama. Nel dolore di questi uomini diversi siamo rappresentati tutti.
2 Guerrieri: si tratta di 6 foto a colori, ritratti dei guerriglieri ceceni. Realizzate in una sorta di studio fotografico in prima linea, a Grozny, mentre infuria la guerra. Ritratti di un popolo fiero, già raccontato da scrittori come Puškin, Lermontov, Tolstoj. Guerrieri definiti anche eroi dalla stampa che riescono a distruggere i carri armati solo con bombe a mano avvolte nell’esplosivo.
3 Geometrie della distruzione: in questo caso ci sono 9 fotografie riprese con una macchina a banco ottico, un sistema impegnativo da usare in una zona di guerra. Sono fotografie tecnicamente perfette di edifici bombardati: un effetto spiazzante, questo rigore ci fa ritrovare la perfezione delle forme nell’imperfezione della guerra.
4 Tenebre: 21 fotolegate a situazioni drammatiche, spesso crude, per esempio reclute in addestramento, dove gli uomini diventano un’unica grande massa, ripresi con un obiettivo da 500mm. Un teleobiettivo usato per costruire contenuto e forma, piuttosto che per riprendere un soggetto lontano. Fotografare i fenomeni della realtà permette di fotografare anche quello che non si vede.
5 Effetti collaterali: non sono vere e proprie scene di guerra ma sguardi di persone che della guerra sono vittime. Occhi quindi, ovunque. In queste guerre ci sono milioni di occhi che si incrociano, per esempio quelli di un piccolo profugo, immensi – che sintetizza nel suo sguardo fragilità e risolutezza, – davanti alle briciole di pane sul tavolo.
6 Lo specchio di Alice: sezione più creativa, ricca di contrasti. Lo specchio di Alice è fatto delle contraddizioni che l’abitudine alla guerra si porta con se’. Contraddizioni che vengono dal quotidiano e che sembrano quasi frutto di una messa in posa e che invece sono colte dal vero.
7 Umano, troppo umano: ancorasguardi e il dolore in primo piano. Compassione, figlia di tutti i drammi. Gli occhi sbarrati sulla solitudine di un uomo che nella foto sembra sfocato per la pazzia che lo sta consumando, mentre dietro di lui, nitida, una coppia riesce forse, a darsi forza, in un abbraccio che unisce e consola. Sopravvivenza. Guerre al di fuori di noi, e guerre dentro.
8 Nonostante tutto: 17 foto dedicate al Vietnam del Nord. Romano riprende queste fotografie 45 anni fa mentre si trova in un Paese diviso e già bombardato più volte. Dagli americani, e ancora durante l’invasione giapponese della II guerra Mondiale e nella feroce guerra d’Indocina contro i francesi.
9 Tornare ad essere: con un chiaro riferimento alla resurrezione. Il mistero della Fede, diventa quasi una razionale rappresentazione del manifestato. Di fronte a queste fotografie c’è la speranza che tutto sia ancora possibile.