Ancora oggi, quando parliamo di BRAND con una azienda sappiamo che, quasi sempre, il pensiero del nostro interlocutore va immediatamente al logo, alla grafica.
Non c’è da stupirsi: le pratiche di branding, già da tempo ampiamente metabolizzate dal mondo della moda sono, di fatto e salvo rare eccezioni, ancora abbastanza sconosciute negli altri settori merceologici, e questo perché intervenire realmente sulla propria brand identity, per una azienda, significa intervenire sul proprio approccio produttivo e comunicazionale; qualcosa di più che ritoccare un disegno.
Il concetto è ben più ampio: parlare di brand identity significa parlare di percezione, dell’anima di una marca. Significa evidenziarne il carattere e, al limite, antropomorfizzarla. Significa conferirle unicità e, quindi, riconoscibilità. Significa creare un rapporto empatico tra azienda e cliente in cui l’azione di acquisto è la naturale prosecuzione del rapporto stesso. Significa incidere sulla futura notorietà della marca e sulla immagine della stessa. (ma di ciò parleremo altrove prossimamente)
Significa favorirne l’adozione da parte dei consumatori e quindi, in ultima analisi, favorirne il successo.
Questo processo, in un mondo globalizzato e fortemente competitivo, non è più considerabile un plus: o riesci a creare una forte relazione con i tuoi clienti o sei destinato a sparire.
Quindi bisogna cambiare, evolversi, aprirsi ad un diverso modo di affrontare il business.
Certo non è un percorso semplice e per fare un buon lavoro servono conoscenze specifiche e uno studio ad hoc.
Del resto… noi che ci stiamo a fare?