In una realtà globalizzata, come l’attuale, i consumatori hanno a disposizione una sempre più ampia gamma di prodotti le cui caratteristiche sostanziali risultano praticamente sovrapponibili.
Per una azienda che voglia distinguersi dalla concorrenza l’unico elemento al quale far ricorso per una sicura caratterizzazione è la MARCA.
Ovviamente la marca non intesa come mera rappresentazione di qualità ma come espressione di personalità, differenziazione dalla concorrenza, trait d’union col consumatore.
Abbiamo parlato altrove della necessità per una marca di crearsi una sua precisa identità; qui vogliamo soffermarci sui positivi risvolti economici dell’essere titolari di una marca di successo.
Già, perché se la creazione di un brand di successo è un processo lungo ed economicamente impegnativo, esso costituisce, poi, un asset aziendale di valore strategico ed economico assolutamente rilevante e quantitativamente definibile, utilizzabile, a sua volta, per incrementare la patrimonialità aziendale.
L’esempio più immediato di questa utilizzazione “economica” del brand è la possibilità di realizzazione di contratti di produzione su licenza (licensing) o l’utilizzo del marchio stesso per l’ottenimento di risorse finanziarie aggiuntive.
Ma sarebbe privo di senso sciorinare ora un elenco di operazioni teoricamente possibili in quanto ogni azienda costituisce una realtà a se stante e necessita di valutazioni e interventi specifici.
E, soprattutto, prima, deve aver operato per conferire valore al proprio brand.